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Angelo Petraroli del Coordinamento nazionale di Cisal Federenergia si fa interprete di un sentimento diffuso tra i dipendenti di Enel e fortemente condiviso da tutta la federazione
La recente tragedia e i lutti che ha comportato non necessitano di ulteriori commenti; in questo momento sono le emozioni che emergono e ci travolgono.
Quanto accaduto a Bargi nella centrale Enel di Suviana deve diventare, per il futuro, un monito: una parola in grado di evocare, da sola e senza ulteriori aggettivi, sentimenti di dolore che scuotano le coscienze: valga per tutti, anche per chi fa sindacato. Nulla deve essere più come prima: deve segnare una cesura, un momento di svolta. Abbiamo il dovere di adoperarci tutti affinché chi ha perso la vita non lo abbia fatto invano. Questo non potrà certo restituire alle famiglie i loro cari e tuttavia pensiamo che il modo migliore per onorare la memoria di coloro che ci hanno lasciato sia proprio quello di trarre insegnamenti da questa vicenda. Perché c’è un insegnamento per tutti: nessuno deve sentirsi escluso da questo; nessuno è migliore degli altri: tutti pensavamo che la nostra Azienda fosse ‘forte’ in quanto strutturata, organizzata, redditizia … e invece è un’Azienda che si è scoperta fragile, nonostante i protocolli di sicurezza applicati e l’evoluzione tecnologica raggiunta.

Da questa realtà dobbiamo ripartire, preoccupandoci del bene primario di questa Azienda che, per noi, che facciamo sindacato, restano le persone, lavoratrici e lavoratori, operai e impiegati, capi e sottoposti, dirigenti e inservienti.
Avviamo dunque una riflessione profonda sul tema della sicurezza e facciamolo nel modo più semplice e più efficace: aprendo un tavolo nazionale di confronto e verifica tra Azienda e Sindacato, aperto se necessario ad esperti esterni; magari con l’occasione capiremo che il dialogo vale più di ogni conflitto e, abbandonando una logica che, se vogliamo, presenta di certo aspetti deleteri, finalmente riusciremo a capire che si può con il dialogo ed il confronto trovare soluzione ad ogni problema.
Quanto accaduto ci fortifica nella convinzione che si deve abbandonare quanto prima la logica della contrapposizione frontale: non serve irrigidirsi in posizioni sterili; questo vale per l’Azienda che non può ostinarsi a sperimentare soluzioni non condivise, ma anche per il sindacato, che non può utilizzare lo sciopero in modo irresponsabile e mettendo a rischio gli interessi dei dipendenti.
Fermiamoci per un attimo dunque, ma per ripartire, in una nuova prospettiva: non servono le strumentalizzazioni, non servono, in questo clima, nemmeno le RSU, serve tutelare le persone, perché quando muore qualcuno non vince nessuno e perdiamo tutti.

Angelo Petraroli del Coordinamento nazionale di Cisal Federenergia si fa interprete di un sentimento diffuso tra i dipendenti di Enel e fortemente condiviso da tutta la federazione
La recente tragedia e i lutti che ha comportato non necessitano di ulteriori commenti; in questo momento sono le emozioni che emergono e ci travolgono.
Quanto accaduto a Bargi nella centrale Enel di Suviana deve diventare, per il futuro, un monito: una parola in grado di evocare, da sola e senza ulteriori aggettivi, sentimenti di dolore che scuotano le coscienze: valga per tutti, anche per chi fa sindacato. Nulla deve essere più come prima: deve segnare una cesura, un momento di svolta. Abbiamo il dovere di adoperarci tutti affinché chi ha perso la vita non lo abbia fatto invano. Questo non potrà certo restituire alle famiglie i loro cari e tuttavia pensiamo che il modo migliore per onorare la memoria di coloro che ci hanno lasciato sia proprio quello di trarre insegnamenti da questa vicenda. Perché c’è un insegnamento per tutti: nessuno deve sentirsi escluso da questo; nessuno è migliore degli altri: tutti pensavamo che la nostra Azienda fosse ‘forte’ in quanto strutturata, organizzata, redditizia … e invece è un’Azienda che si è scoperta fragile, nonostante i protocolli di sicurezza applicati e l’evoluzione tecnologica raggiunta.

Da questa realtà dobbiamo ripartire, preoccupandoci del bene primario di questa Azienda che, per noi, che facciamo sindacato, restano le persone, lavoratrici e lavoratori, operai e impiegati, capi e sottoposti, dirigenti e inservienti.
Avviamo dunque una riflessione profonda sul tema della sicurezza e facciamolo nel modo più semplice e più efficace: aprendo un tavolo nazionale di confronto e verifica tra Azienda e Sindacato, aperto se necessario ad esperti esterni; magari con l’occasione capiremo che il dialogo vale più di ogni conflitto e, abbandonando una logica che, se vogliamo, presenta di certo aspetti deleteri, finalmente riusciremo a capire che si può con il dialogo ed il confronto trovare soluzione ad ogni problema.
Quanto accaduto ci fortifica nella convinzione che si deve abbandonare quanto prima la logica della contrapposizione frontale: non serve irrigidirsi in posizioni sterili; questo vale per l’Azienda che non può ostinarsi a sperimentare soluzioni non condivise, ma anche per il sindacato, che non può utilizzare lo sciopero in modo irresponsabile e mettendo a rischio gli interessi dei dipendenti.
Fermiamoci per un attimo dunque, ma per ripartire, in una nuova prospettiva: non servono le strumentalizzazioni, non servono, in questo clima, nemmeno le RSU, serve tutelare le persone, perché quando muore qualcuno non vince nessuno e perdiamo tutti.
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