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L’allarme lanciato dal segretario nazionale di Legea Cisal, Gianluca Colombino, che punta i riflettori sul piano industriale della nuova compagnia e sugli ammortizzatori sociali
“Appare illogica la decisione assunta dai vertici di ITA di modificare l’impostazione del piano industriale rispetto a quanto previsto dal Decreto Interministeriale di costituzione della NewCo. Una modifica che, tra gli altri aspetti, porta alla inaccettabile decisione di non adottare il contratto collettivo di lavoro, giocando così a ribasso sulla pelle e sui salari dei lavoratori, e che, altresì, taglierebbe i rami Handling e manutenzione, inquadrando appena il 50% dei lavoratori per quanto concerne il ramo Aviation. Servono garanzie per questi lavoratori che, peraltro, vivono con l’incubo degli ammortizzatori sociali, che ad oggi finirebbero nel 2023 e cioè due anni prima dell’ipotesi di reimpiego presso la new company, stante il piano al 2025. Il futuro di ITA ma anche di Alitalia, che sembrerebbe anche debitrice di milioni di euro nei confronti di alcune società di Handlers, sta creando particolare ansia e preoccupazione sia al personale di terra che a tutto l’indotto che gravita attorno al trasporto aereo – spiega – in una condizione già difficile causata dalla diffusione della pandemia che ha contratto i transiti in tutti gli aeroporti di circa il 60% rispetto all’analogo lasso di tempo del 2019. Volumi che, stando agli studi previsionali, torneranno ai livelli ante Covid non prima del 2024”.

L’allarme lanciato dal segretario nazionale di Legea Cisal, Gianluca Colombino, che punta i riflettori sul piano industriale della nuova compagnia e sugli ammortizzatori sociali
“Appare illogica la decisione assunta dai vertici di ITA di modificare l’impostazione del piano industriale rispetto a quanto previsto dal Decreto Interministeriale di costituzione della NewCo. Una modifica che, tra gli altri aspetti, porta alla inaccettabile decisione di non adottare il contratto collettivo di lavoro, giocando così a ribasso sulla pelle e sui salari dei lavoratori, e che, altresì, taglierebbe i rami Handling e manutenzione, inquadrando appena il 50% dei lavoratori per quanto concerne il ramo Aviation. Servono garanzie per questi lavoratori che, peraltro, vivono con l’incubo degli ammortizzatori sociali, che ad oggi finirebbero nel 2023 e cioè due anni prima dell’ipotesi di reimpiego presso la new company, stante il piano al 2025. Il futuro di ITA ma anche di Alitalia, che sembrerebbe anche debitrice di milioni di euro nei confronti di alcune società di Handlers, sta creando particolare ansia e preoccupazione sia al personale di terra che a tutto l’indotto che gravita attorno al trasporto aereo – spiega – in una condizione già difficile causata dalla diffusione della pandemia che ha contratto i transiti in tutti gli aeroporti di circa il 60% rispetto all’analogo lasso di tempo del 2019. Volumi che, stando agli studi previsionali, torneranno ai livelli ante Covid non prima del 2024”.
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